martedì 7 aprile 2020

Vivo
Mai ebbi percezione diretta seppur d'altrui il susseguirsi, 

di lacrima privo giudizio m'aspetta slabbrata l'ora senza crocifissi.
Nel petto mio il battere sincopato nella mia gola il fiato a mancare 

senza briglia il tutto aggrovigliato delle due stelle unico è l'amare.
Natura a fronte dell'esistenza cosciente arranco nell'accreditare limito a tergo la mia conoscenza con passione altro è il mio pregare.

lunedì 21 ottobre 2019

patrimonio della MEM - Mediateca del Mediterraneo e quindi messa a disposizione dei nostri utenti.



DEDICATA A TUTTI COLORO CHE MI STANNO VICINO E GRADISCONO I MIEI SCRITTI E A "CHI" HA FATTO IN MODO CIO' AVVENISSE....Mariano Orrù
Si ringrazia vivamente per il dono del volume:*Profonde orme rosse/Mariano Orru'
Questa opera verrà inserita nel patrimonio della MEM - Mediateca del Mediterraneo e quindi messa a disposizione dei nostri utenti.

domenica 13 ottobre 2019

Mariano Orrù e Ivo Murgia (Profonde orme rosse)

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, persone sedute e spazio al chiuso

Giacomo Porcu
Ora al Centro sociale, la presentazione del nuovo libro di Mariano Orrù, Profonde orme rosse. Emozionanti storie di un nostro caro compaesano che la vita ha portato lontano da Uta.
Bentornato e buona fortuna Mariano!
Complimenti e grazie alla Consulta Delle DonneUta per l'organizzazione della serata.

martedì 27 agosto 2019

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Premio poesia città di Monza


sabato 29 giugno 2019

I'incontro con "IL RE DEL FERRO"
Riccardo e Mariano 
Gli uccelli aumentarono il cinguettio, la calura si placò. I rumori esterni sfumarono nell'aria per fare posto ai nostri suoni. Fremiti e battiti del cuore, a misura del momento. L'aria, lo spazio senza confini...
    Le anime in volo a librare su di noi. Attimi persi nel tempo e ritrovati ad ammirare una primavera estiva. L'esplosione dei sensi, il contatto, il sangue a pulsare giorni remoti.
Il sole a brillare di chiari raggi su vite ritrovate, in un mondo perverso in ginocchio sulle storture umane.
    Paladini di giustizia e libertà, la vita dedicata ai deboli. Il tutto a rinnovarsi, come in ancestrali riti, quando l'uomo era “uomo”. Le due anime, come in un incantesimo, ora sono unite: nel magico offrirsi alla dimensione parallela della vita.

Da Mariano a Riccardo "IL RE DEL FERRO" -mi manchi fratello...-

Felice di ospitare le meraviglie del 
"RE DEL FERRO". Clicate su 109 se 
volete scoprire il
 "RE DEL FERRO"



Tutte le creazioni de "Il Re del Ferro" sono realizzate interamente a mano. Ognuno di questi pezzi è quindi unico, frutto di ore di paziente e raffinato lavoro di cesello ed estro creativo. I materiali utilizzati, abilmente abbinati dall'artista, sono il filo di ferro, il rame, la ceramica, la pietra, il vetro e pietre dure.
L'immagine può contenere: 1 persona

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sabato 8 giugno 2019


















Riproporlo per me è un dovere "umano"

Una bottiglia di spumante, dal libro "Vaghezza nel soffio vitale"


Tempo permettendo, la sua postazione per la solita
elemosina, un angolo all'ingresso di Notre Dame,
ricevuta nel tempo da altri meno fortunati di lui, dove
disponeva le sue cose e il piattino bene in vista per le
offerte.
Il viso segnato da giovani rughe, gli occhi attraenti
color ghiaccio leggermente a mandorla, la lunga treccia
di capelli, la barba color carota e la statura palesavano
la sua origine nordica.
Ordinato, con il suo bagaglio, si distingueva dagli altri
per il contegno.
Imparò prematuramente a distinguere il bene dal male,
la vita gli aveva predestinato la strada come dimora.
Nel suo peregrinare, poche pretese inconsce dalla
generosità delle persone, lontano da desideri terreni, di
fatto non chiedeva ma aspettava la compassione altrui.
Quella mattina il tenue sole mattutino fu come un
ulteriore richiamo per i fedeli. Finita la messa,
racimolò qualche soldo in più dai generosi.
A distanza, l'aria felice di festa per tutti, con il luna
park e il parco giochi gremito da grandi e piccini.
Il suo umore sempre turbato parve concedergli un po'
di tregua; per alcuni attimi, certi rumori che
dimoravano nella sua mente sembrarono come svaniti,
vedendo e stranamente assaporando la felicità altrui.
La giornata passò tranquilla, nonostante l'affollarsi del
suo spazio ideale di tutti i giorni.
Si fermò a lungo ad osservare, come suo solito, visi e
comportamenti di chi viveva una vita diversa dalla sua;
il resto era solitudine o qualche scambio di vedute con
altri barboni, di cui diffidava e l’amicizia era
superficiale, pur avendo un animo buono ma
palesabile solo a se stesso.
Si fece sera, nutrirsi era la principale preoccupazione e
le potenti luci del luna park si prestavano alla ricerca di
cibo nei cassonetti; riuscì a mettere qualcosa nello
stomaco, sufficiente per lui.
Improvvisa, un’idea gli balenò in testa; sollecitato dal
gruzzolo raccolto la mattina, gli venne in mente di
festeggiare, sentirsi per un giorno cittadino del mondo,
di quel mondo che lo circondava, ma che sentiva non
appartenergli.
Acquistò un panettone e una bottiglia di spumante,

giovedì 23 maggio 2019

                       
 
Il geco

Racconto tratto dal libro: "Vaghezza nel soffio vitale"

Il suo “gracchiare” e la sua forma da essere preistorico
parevano prendersi gioco di me e del mio silenzio, con
movimenti ad intervalli e varietà di richiami.
L'avevo visto, la sua forma mi sprofondava in certe
fantasie in preda al terrore.
Grinzoso, squamoso come un coccodrillo in
miniatura.
Pur sapendo del fatto positivo che i gechi si cibano di
insetti e larve dannose per l'uomo, non riuscivo ad
impietosirmi, lo consideravo un nemico, troppo il
turbamento provocato.
Il camino non utilizzato era la sua dimora, da lì aveva
preso il colore nero della fuliggine, difficile da scovare,
troppi appiccagnoli.
Non avendo idea di come agire, ascoltavo stizzito in
attesa.
Le soluzioni erano due: cercare di farlo uscire di casa o
la sua morte.
La sua morte mi pareva la giusta rivalsa per il
profondo disturbo che mi procurava.
Lo immaginavo contorcersi sotto qualche arma che mi sarei inventato da lì a poco.
Ero arrivato a tanto ribrezzo senza considerare che era
un essere vivente mansueto ed innocuo ma temevo
che, lasciandolo in vita, sarebbe rientrato in casa, che
dopo anni di abbandono ormai considerava sua, e ci
viveva tranquillo.
Avevo quindi deciso per la sua morte cospargendo il
suo habitat e i passaggi di veleno per insetti, unica
arma in mio possesso.
Finita l'operazione, pazientemente, attesi mentre la
notte trascorreva insonne.
Non passò molto che si sentirono di nuovo i suoi
versi, ancora; mi sentivo deriso e rabbioso, non potevo accettare che un essere del genere dovesse
sopravvivere alla mia intelligenza e fantasia: un geco!
Come non averci pensato prima? La colla per i ratti!
Lo vedevo stremato, nel tentativo di liberarsi, come
succede ai ratti che, più cercano di liberarsi e più si
impastoiano... sì, ma dove prenderla a quell'ora della
notte?
No, il tormento doveva avere una fine prima dell'alba,
un duello settecentesco a tutti gli effetti, pensai.
Intanto il suo “gracchiare” continuo aumentava
sempre più la mia irritazione.
Ora insolita, ma non per la mia insonnia, mi
accomodavo sul divano, sicuramente impaurito dalla
mia presenza non oserà muoversi”, pensavo: ma sulla
parete in perpendicolare gracchiava e osservava.
La sensazione indubbia, ora, è che tutti e due ci
sentiamo i padroni legittimi della casa, il mio ritorno
dopo cinquant'anni, per lui, un’intrusione, ma le forze
non sono alla pari; un po' comincia a farmi pena e a
vederla come una mia sopraffazione, perché alla fine
avrò la meglio... la forza e la lucidità vengono meno, le ore che scorrono e mi portano a più miti pensieri.
Ogni essere vivente ha diritto ad una dimora e
ambedue avremmo, forse dovuto condividere... no!
Non averci pensato prima!!! Il DDT!!!
Ed ecco emergere nuovamente l'idea mortale (vatti a
fidare dell'essere umano in certe circostanze) e,
irrorato il camino di una quantità eccessiva per essere
sicuro di colpire, a rischio di intossicazione, mi metto
in attesa.
Chiudo la porta creando una sorta di camera a gas e
vado a letto soddisfatto, la mattina lo troverò
stecchito.
Al risveglio, in tarda mattinata, guardai ovunque,
stupito nel non trovare la mia vittima, ripensai
all'operazione effettuata.
Non c'era, quindi era ancora vivo... il DDT aveva
distrutto tutto ciò che per lui era cibo, come avergli
svuotato la dispensa. Avrà cambiato il suo territorio di
caccia e di dimora... non ero affatto dispiaciuto, il
riposo mi aveva favorito, ero contento che fosse vivo
perché, se pure squamoso, nero, aveva una sua
funzione in natura che andava rispettata, come tanti
altri esseri, che l'essere umano spesso e volentieri,
preso dal suo egoismo, non rispetta.

Vivo Mai ebbi percezione diretta seppur d'altrui il susseguirsi,  di lacrima privo giudizio m'aspetta slabbrata l'ora senza ...